Il gruppo di Associazioni sestesi riunite nella rete "Sesto dei Popoli", ha preso parte alla nona edizione di "Vuoi la pace? Pedala!".

Di seguito l'intervento conclusivo di Paolo Petracca, presidente delle ACLI di Milano , sul sagrato del Duomo.

"Sfidando ogni avversità metereologica siamo appassionatamente qui, ancora una volta. Ancora una volta siamo qui per ribadire il nostro quotidiano impegno di educazione e pratica nonviolenta per gestire e risolvere i conflitti nelle nostre comunità. Un impegno che ci spinge ad agire localmente pensando globalmente. In questa prospettiva, alla vigilia di un voto continentale importantissimo, siamo qui per ribadire il nostro impegno per un’Europa libera, aperta e solidale, straordinario edificio di pace al proprio interno, che deve diventare sempre di più costruttrice di pace nel mondo.

Siamo qui per ricordare l’insegnamento di un cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, che nel 1989, 30 anni fa, alla vigilia di un altro grande cambiamento d’epoca, all’assemblea ecumenica di Basielea disse che la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato sono tre cose da realizzare insieme per vivere in un mondo migliore. Tutela dell’ambiente, uguaglianza, convivenza nella diversità erano e sono, ora come allora, le nostre stelle polari.

Siamo qui perché avvertiamo il pericolo che questo cammino di speranza, che qualcun ha definito il pragmatico sogno europeo, subisca una brusca battuta d’arresto e si aprano prospettive tutt’altro che favorevoli e pacifiche.

Siamo qui perché siamo consapevoli che già molti granelli di sabbia sono stati posti negli ingranaggi dell’Unione. In Europa nei decenni più recenti hanno prevalso infatti la difesa degli interessi nazionali e le decisioni intergovernative e con questo schema dominante non si è riusciti ne a cambiare i trattati di Dublino sull’immigrazione, né a creare un sistema di welfare adeguato ed omogeno in ogni Stato dell’Unione, né a realizzare un sistema fiscale continentale equo, né ad avere un’unica politica estera e di difesa, né a mettere in campo misure economiche comunitarie che rilancino adeguatamente gli investimenti creando un vero green new deal.

Siamo qui perché pur con queste preoccupazioni sappiamo che l’Europa è il nostro futuro, che solo un’Unione più forte, più efficace, più confederale è lo strumento giusto per cooperare e per affermare un modello di civiltà che mette al centro le persone, a partire da coloro che sono più fragili e più vulnerabili.

Siamo qui perché vogliamo scongiurare che l’affermarsi di nuove piccole patrie, di nuovi nazionalismi e di nuove ostentate xenofobie che fanno leva sulle paure e sul rancore in particolare dei ceti medi impoveriti possa divenire maggioritario. Il futuro che costoro immaginano non è quello che noi vogliamo.

Per questo sentiamo forte l’impulso ad impegnarci in queste ultime settimane che ci separano da un voto di portata storica a parlare e a dialogare con tutti, ma soprattutto con coloro che faticano a vedere prospettive di speranza, di uguaglianza e di umanità, per condividere che solo se siamo uniti, se compiamo gesti concreti di solidarietà, se insieme sapremo fare quello che ha suggerito Bono Vox ovvero far sì che l’Europa da idea nei nostri intelletti divenga un sentimento forte e positivo nei nostri cuori, solo se saremo in grado di compiere tutto ciò avremo contribuito a prendere la strada giusta per il futuro al nostro vecchio continente, di fronte al bivio davanti a cui la Storia lo ha posto. "

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