Per i governanti la liturgia cristiana ha una speciale preghiera. I governanti cambiano nel tempo, i buoni governanti sono una grazia, i cattivi una sventura. Ma la preghiera è costante. Per i capaci e per gli incapaci. Per i buoni e per i cattivi ("etiam discolis", dice la Scrittura). Ne abbiamo avuti in passato e forse ancora qualcuno.

Ma, fatta la preghiera, invocata sugli incapaci la sapienza e sui discoli il ravvedimento, laicamente da cittadini pretendiamo da tutti loro il rispetto delle regole fondamentali che reggono il villaggio umano, la convivenza civile, la libertà e la giustizia garantita dall’equilibrio dei poteri e delle funzioni sovrane. Almeno il rispetto essenziale delle regole di sistema. Sentire uno dei governanti caricare a testa bassa contro la pronuncia di un giudice della Repubblica, perché non ha confermato i ceppi ai polsi di Carola Rackete, e l’ha invece liberata dicendo che il suo attracco nel porto non è stato un «delitto», ma un «dovere» giuridico, sentirlo coprire di contumelie la giovane comandante della nave di salvataggio, è francamente intollerabile

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