Accade, sta accadendo in questi giorni, in un grande, potente Paese, fiero della sua democrazia. Nei quartieri degli immigrati è passata la voce: possono arrivare d’improvviso le squadre dell’Ice, Immigration and Customs Enforcement, a eseguire immediatamente 2mila ordini di espulsione di persone irregolari, voluti da Trump. Annuncio d’effetto, a galvanizzare i sostenitori del presidente (a quota 54 %). E a gettare ancora sgomento tra gli ultimi arrivati, i transfughi latinos, nei loro precari rifugi. Nel Queens, a New York, è passata la voce: non aprite, quando suonano il campanello. Le cronache di “Avvenire” hanno testimoniato di famiglie ammutolite dietro la porta, ad aspettare tremanti che gli sconosciuti se ne andassero. Possiamo immaginare mani tese sulle bocche dei bambini, perché non svelassero che qualcuno era in casa. In un grande, civile Paese.

Alcuni non ce la fanno, a tacere. Sabato un gruppo di cattolici ha manifestato in un ufficio del Senato Usa. Non urlavano: pregavano.

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