Quando penso all’eccezionale “cambiamento d’epoca” richiamato dal Papa ho in mente due grandi fenomeni: la globalizzazione che ha superato i vecchi confini geografici, culturali e morali del pianeta, spostando sempre più a Est il baricentro del mondo; e la crisi economica del 2008 che ha rotto ogni tipo di certezza sociale, psicologica e identitaria della società occidentale e in particolare dell’Europa. A questi movimenti tellurici che hanno inevitabilmente reso più debole le strutture degli Stati nazionali e più difficile la vita delle persone, si è aggiunta una secolarizzazione che aggredisce le basi della vita della Chiesa. Una secolarizzazione non solo ideologica e laicista ma banalmente consumistica e nichilista. Oserei dire una secolarizzazione di sopravvivenza mondana: “si salvi chi può”, “difendo prima i miei interessi” e il “mio desiderio è un diritto” potrebbero essere gli slogan. In questa situazione il messaggio cristiano inevitabilmente scandalizza l’uomo moderno più che in passato. Scandalizza la sacralità della vita, la santità della famiglia e scandalizza la povertà, gli scarti della società come i clochard o i migranti.
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