Furono costretti a salire, uno a uno, sui camion militari. Portati in una zona impervia e solitaria perché la popolazione doveva sapere – e temere – ma era meglio che non vedesse con i propri occhi tutto quel sangue e quelle urla, chissà come poteva reagire. Duecentonovantasette monaci e centoventinove diaconi, uccisi a colpi di mitragliatrice e di fucile.

Gli storici faranno fatica a trovare nella storia moderna una strage di religiosi cristiani paragonabile, per numeri e modalità, a quella che si consumò nei pressi del monastero copto-ortodosso di Debre Libanos, in Etiopia nel maggio del 1937; forse mai negli ultimi secoli così tanti monaci e diaconi (426) furono giustiziati tutti insieme, nello spazio di poche ore, senza alcuna pietà. Senza contare le vittime "civili", ovvero pellegrini e fedeli comuni che in quei giorni gravitavano attorno al monastero e anch’essi passati per le armi, un numero ancora imprecisato, secondo alcune fonti circa un migliaio.

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