Nato dopo il Sinodo diocesano 47° (1993), il Coordinamento riunisce un ampio ventaglio di movimenti e associazioni ecclesiali: Acli, Agesci, Alleanza Cattolica, Azione Cattolica, Cellule per l’Evangelizzazione, Comunione e Liberazione, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità di Sant’Egidio, Cvx-Lms, Legio Mariae, Movimento Apostolico, Movimento dei Focolari, Nuovi Orizzonti, Ordine Secolare Francescano, Regnum Christi, Rete mondiale di preghiera del Papa, Rinascita cristiana, Rinnovamento nello Spirito. Le diverse realtà sono rappresentate nel Coordinamento da uno o due laici e, in alcuni casi, dal proprio assistente ecclesiastico. 

Nel testo il Coordinamento auspica anzitutto che il prossimo appuntamento con le urne sia l’occasione per realizzare, a partire dai Comuni coinvolti, «una comunità più solidale e fraterna, capace di dare voce e valorizzare il pluralismo sociale», attraverso una «politica competente» che, al di là delle contrapposizioni («non è il tempo di pregiudizi ideologici o di soluzioni preconfezionate»), sia «capace di una visione lungimirante e non sottomessa alla tecnocrazia, agli interessi economici o alla mediaticità effimera».

La lettera aperta si sofferma su quattro punti prioritari.

Lavoro, solidarietà e sviluppo sostenibile

«I soli sussidi non possono essere una risposta né esauriente né efficace» all’emergenza occupazionale, si legge nel documento. Per questa ragione «i servizi municipali possono fare rete tra loro, col mondo delle imprese e della cooperazione, con le agenzie per il lavoro e col volontariato sociale, sia per favorire l’accompagnamento della persona e l’incontro tra domanda e offerta, sia finanziando percorsi di riqualificazione professionale».

Inoltre i Comuni «possono mettere a punto misure di incentivazione e de-burocratizzazione per attrarre investimenti produttivi sostenibili e imprese innovative».

Nel tempo post pandemico andranno sperimentate, propongono i firmatari, «buone prassi di ecologia integrale che tengano insieme buona occupazione e cura della casa comune». In particolare, «il grande piano di investimenti Next Generation EU deve concretizzarsi nel nostro territorio in opere fortemente contrassegnate da uno sviluppo sostenibile in un’ottica di economia circolare».

Welfare di comunità, salute e accoglienza

«La dura lezione della pandemia è che non basta avere ospedali di eccellenza per assicurare salute a tutti i cittadini», sostiene il Coordinamento. Per questa ragione bisognerà «potenziare e incrementare i presidi medico-sanitari di territorio, favorendo anche i percorsi di assistenza e cura a domicilio. Ma più in generale «andranno favorite tutte quelle scelte coerenti con il principio» per il quale «la salute ha una pluralità di dimensioni: la cura di sé, la cura dell’altro, la cura della comunità, la cura dell’accoglienza di chi arriva da terre ferite da guerre, cambiamenti climatici e povertà, la cura dell’ambiente come naturale “contenitore” del benessere di tutti, fragili e non».

Educazione, cultura e famiglia

Secondo il Coordinamento «l’amministrazione comunale può sostenere la famiglia, nell’esercizio della libertà di educazione dei genitori, realizzando convenzioni con le scuole paritarie, abbattendo l’Imu, rimborsando il costo dei libri di testo della secondaria di primo grado».

Inoltre è urgente uscire dall’inverno demografico mettendo in campo, sul modello di quanto sperimentato in altre grandi aree urbane europee, un mix di interventi come l’«aumento dei servizi per la famiglia per la conciliazione vita-lavoro»; il riconoscimento della «cura famigliare e il lavoro domestico come occupazione economicamente e socialmente rilevante»; l’introduzione di «un sistema di prestiti d’onore volti a favorire una maggiore autonomia dei giovani in termini abitativi e lavorativi»; «una seria programmazione dei flussi migratori».

In tutto questo «le religioni (quella cristiana cattolica, ma anche le altre che nel tempo si sono aggiunte e abitano i nostri territori) possano svolgere le loro azioni non soltanto caritative e di sostegno, ma anche di educazione e di culto».

Politica e partecipazione

Il documento si conclude con un invito alla partecipazione perché «la politica siamo noi, e ciò si può più facilmente sperimentare nelle realtà locali, dove l’apporto di ciascuno, nel segno di una cittadinanza realmente partecipata, può giocare un ruolo fondamentale per il bene delle nostre comunità».

Tratto dal sito della Diocesi di Milano

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