Dopo la drammatica affluenza del 12 Giugno per il primo turno delle elezioni amministrative, riproponiamo la riflessione di don Carlo Confalonieri verso il voto per il ballottaggio di Domenica 26 Giugno.

"Carissimi, affrontare il tema delle elezioni amministrative è un po’ come prendere in mano il bastone del pollaio (...la metafora immagino sia sufficientemente chiara anche a chi non ha particolare dimestichezza con le pratiche avicole).

Da diversi anni ci si chiede quale sia il ruolo dei cattolici in politica. E da parecchio tempo si percepisce intorno a questa domanda una certa confusione, un malcelato imbarazzo, una sottile rassegnazione, forse.

Di una cosa sono certo. Oggi più che mai il cristiano deve anzitutto esprimere la propria partecipazione alla “res publica” attraverso la responsabilità del voto.

Ovvio, direte voi. Non così tanto, ribadisco io guardando le cifre. Alle elezioni politiche del 2018 non ha votato il 27,07% degli aventi diritto. È lecito immaginare che fra loro vi fosse anche qualche cattolico (o sedicente tale)?

Alle elezioni amministrative del 2017 nella città di Sesto San Giovanni, andò alle urne il 50,93% degli iscritti alle liste elettorali (lo ricordavate questo dato?). Significa che praticamente un sestese su due non ha esercitato il proprio diritto e dovere di voto! Cattolici compresi, presumo! Al ballottaggio era andata ancora peggio, con l’affluenza del 45,6%. La traduzione pratica di questi numeri è che l’attuale sindaco (ma la cosa sarebbe stata identica in caso di vittoria del candidato dello schieramento opposto, ovviamente) si è insediato a palazzo comunale con il sostegno di circa 1/4 dei cittadini sestesi aventi diritto al voto.

Capite bene che questa è a tutti gli effetti una disfatta della democrazia, una pericolosissima forma di disimpegno, un vuoto politico che (involontariamente?) crea spazio a facili estremismi e alla più becera retorica (“è tutto un mangia mangia” e via con i ritornelli più stucchevoli).

Dare una sbirciata a un paio di pagine di libri di storia non può che farci bene. E ricordarci che il suffragio universale (ovvero il diritto di voto per ciascun cittadino che abbia compiuto la maggiore età, indipendentemente dal sesso, dal censo e dall’appartenenza religiosa) è stato frutto di lotte civili e di rivendicazioni condotte per decenni, soprattutto in campo femminile: Anna Maria Mozzoni, Maria Montessori e altre figure contribuirono al raggiungimento dell’ambito traguardo solo nel 1946, decisamente in ritardo rispetto ad altri paesi europei.

Secondo un sondaggio compiuto da una delle agenzie più accreditate del settore e presentato sul quotidiano Avvenire, alle elezioni europee ed amministrative del maggio 2019 il 52% dei cosiddetti “cattolici praticanti” non si è recato ai seggi. Più della metà. Io credo che sia un dato preoccupante, sul quale sarebbero necessarie ampie riflessioni, che lascio volentieri a chi è più capace di me.

In vista dell’appuntamento delle elezioni amministrative per il nostro Comune di domenica prossima, io - per quello che vale - ritengo sia dovere fondamentale per un cristiano esercitare il proprio diritto di voto. E farlo con la massima consapevolezza possibile, dopo essersi informato circa i programmi dei candidati e dopo aver compiuto una riflessione e un discernimento a partire dalle proprie sensibilità e a partire dal messaggio del Vangelo e del magistero della Chiesa.

In tempi remoti e non particolarmente illuminati, sappiamo che il voto al Partito Comunista Italiano portava come conseguenza una sorta di “scomunica”, al punto da impedire al fedele di ricevere l’assoluzione sacramentale. Oggi forse sarebbe il caso di inserire nel proprio esame di coscienza la qualità della propria partecipazione politica, almeno in occasione delle elezioni."

 

don Carlo Confalonieri

 

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