Ciò che è avvenuto non lo abbiamo voluto, deciso, non avremmo mai voluto né vederlo, né viverlo!

La guerra in Ucraina porta distruzione e morte per tante persone, sconvolge le loro vite e le cambia in pochissimo tempo.

Ma c’è la possibilità –deve esserci- che molti di loro riescano a salvarsi, uscendo dall’Ucraina per raggiungere parenti che già lavorano fra noi e ci aiutano in situazioni difficili. Mi è parsa, così, profetica la presenza fra noi di molte donne ucraine già da tanto tempo!

Quando questi nostri amici sono riusciti ad arrivare in Italia avevano bisogno di un luogo dove dormire, mangiare, lavarsi ecc. e l’essere disponibili ad accoglierli è stata la cosa più naturale.

Se fossimo stati noi nella loro situazione?

Ma c’è una cosa che subito è stata evidente e fondamentale: è una comunità che accoglie, non è una singola persona, neanche una singola famiglia.

C’è stato chi ha dato la disponibilità della casa, chi ha seguito e realizzato l’accoglienza a livello burocratico e sanitario, chi ha dato la possibilità ai ragazzi di giocare, fare sport, trovarsi fra ragazzi della stessa età, iniziare ad imparare la nostra lingua.

Non rimanere isolati in questo momento è fondamentale e vivere un’amicizia è ciò che rende sopportabile una situazione così dura, precaria, piena di preoccupazione per chi è rimasto in Ucraina e di interrogativi per il futuro.

Mi sono ritrovata stupita e grata per ciò che è avvenuto attraverso la parrocchia, l’oratorio, attraverso tutti i volti delle persone che hanno permesso che l’accoglienza iniziasse, si realizzasse e continuasse nel tempo.

E’ una gratitudine nei confronti dei nostri amici ucraini che  ci testimoniano coraggio e speranza ed a tutte le persone che, nelle piccole cose, stanno costruendo un luogo più umano e vivibile.

Mariangela - Parrocchia San Giuseppe

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