I curdi accusano Erdogan di aver usato napalm e fosforo bianco nella guerra al confine siriano. Ankara nega. La domanda disperata del piccolo ricoverato nell'ospedale di Hasakak non trova risposta nelle dispute ma si deposita nelle nostre coscienze

Il suo sguardo spiega tutto. Non servono parole. Quegli occhi raccontano la disperazione di una sofferenza troppo grande per essere compresa da chi è così piccolo. E ci chiedono una sola cosa: perché?

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L’antropologa Casella dell’Università Cattolica di Milano: «Gli indigeni sono primitivi? Solo se abbiamo come idea cardine che la civiltà sia la nostra, cioè tecnologica, di mercato e individualista»
«Gli indigeni sono nostri contemporanei. È necessario ricostruire il sapere sulla natura e nella natura della quale loro sono competenti». Anna Casella è docente di antropologia culturale all’Università Cattolica di Milano e all’Università di Brescia. Fondatrice dell’Associazione nazionale universitaria antropologi italiani ha svolto numerose ricerche in America Settentrionale, in Africa, in Europa e in particolare in Brasile.

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Da anni diciamo, gridiamo in ogni modo che in Italia c’è una emergenza educativa. Insomma, siamo seduti su una bomba. Che non è il debito pubblico, è un debito ben maggiore. È la fatica, la difficoltà, il fallimento educativo che investe il nostro Paese, e di cui sembra ci si ricordi solo all’emergere di notizie orrende come la esistenza di chat (l’ambiente social di conversazione di gruppo) su cui adolescenti si scambiano tra l’incosciente e il perverso contenuti terribili a proposito dell’immenso crimine della Shoah, lo sterminio degli ebrei, cuore di tenebra della guerra nazista e razzista a ogni diversità. Fallimento educativo, sì. Lo gridiamo da anni, perché girando scuole e città vediamo una malattia che ha tre caratteristiche principali.

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Caro direttore,

Hevrin Khalaf aveva fondato un partito per costruire la Siria di domani, il Partito del futuro siriano. Si proponeva di essere parte attiva nella costruzione di uno Stato laico, in cui donne e uomini avessero gli stessi diritti e in cui potessero convivere pacificamente i musulmani sunniti e sciiti, gli alauiti, gli ebrei e i cristiani. E chiedeva si sviluppare il processo per la costruzione della democrazia sulla base della risoluzione dell’Onu secondo cui «tutte le fazioni del popolo siriano dovrebbero essere rappresentate nel processo politico, anche nella stesura di una nuova Costituzione». Pensava a una Siria in cui potessero servire da esempio le esperienze compiute in questo senso nel Rojava, dove i curdi hanno governato senza escludere nessuno per motivi di razza, di sesso o di religione.

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Pubblichiamo stralci di «Una grande speranza», il saggio inedito di Papa Francesco che conclude il libro «Nostra Madre Terra. Una lettura cristiana della sfida dell’ambiente» che uscirà il 24 ottobre (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, euro 15). «Nostra Madre Terra» raccoglie frasi, testi, discorsi e omelie di Papa Bergoglio sul tema della custodia del creato e della promozione di una vita degna per ogni uomo. Introduce il libro una prefazione del patriarca ecumenico Bartolomeo, che sottolinea l’intesa tra ortodossi e cattolici nella tutela — alla luce della fede in Cristo — del dono della creazione e della vita umana.

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