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- Andrea Riccardi
- Rassegna Stampa
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La recezione del Concilio Vaticano II, nonostante i più di cinquant'anni trascorsi dalla sua conclusione, non ha ancora finito di dare frutti nella Chiesa, come si vede dalla Lettera apostolica di papa Francesco, Aperuit illis, con la quale si istituisce la Domenica della Parola di Dio. Non è una decisione da poco un atto che dedica un’intera Domenica a far festa attorno alla Parola di Dio. In una certa misura, è qualcosa di analogo al Corpus Domini, solennità così radicata nel sentire del popolo cristiano, istituita nel 1264 da Urbano IV per incrementare la devozione all’Eucarestia. Il Concilio, infatti, nella costituzione dogmatica Dei Verbum ricorda: «La Chiesa ha sempre venerato le Divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra Liturgia, di nutrirsi del Pane della vita della mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo…».
Questa coscienza si è sviluppata, con forza, soprattutto dopo il Vaticano II che – come afferma Francesco – «ha dato un grande impulso alla riscoperta della Parola di Dio…». Basterebbe ricordare come, con la riforma liturgica, il popolo ha cominciato ad ascoltare le letture della Bibbia nella propria lingua. Un grande appassionato di lectio divina, il monaco Mariano Magrassi, affermava che attraverso questa riforma e la lingua parlata, il Concilio è arrivato al popolo di Dio.
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