Il premio Nansen assegnato ieri dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati per l’Europa ai "corridoi umanitari" italiani lancia un messaggio importante. All’Italia e a tutta l’Unione. Il prestigioso riconoscimento umanitario, istituito 65 anni fa, prende il nome da Fridtjof Nansen, esploratore polare norvegese, primo Alto Commissario per i rifugiati per la Società delle Nazioni e vincitore del Nobel per la pace nel 1922 per il suo coraggioso e infaticabile lavoro in favore dei profughi della Grande Guerra. Anche quest’anno è stato premiato un lavoro infaticabile e coraggioso perché ha osato andare davvero controcorrente in nome dell’amore per l’umanità.

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Valentina Alazraki racconta con don Luigi Ginami storie da tutto il mondo dove le vittime hanno avuto il coraggio di resistere al male: «Non un libro sulla violenza ma sulla capacità di andare avanti»
Juana e Valentina condividono la medesima appartenenza latinoamericana. Per il resto, le loro vite non potrebbero essere più diverse. Juana non si è mai mossa da Juli, minuscolo villaggio sulle rive peruviane del lago Titicaca. Là si è sposata due volte e per due volte è stata lasciata, ha sopportato le botte e le sevizie di uomini violenti, ha partorito i suoi sei figli e ne ha visto morire una, poco dopo la nascita. Il suo corpo riposa nello sterrato cosparso di erbacce di fronte alla baracca, fra i rifiuti dove circolano due grossi maiali neri. Valentina, messicana di nascita, è una vaticanista affermata. Vive e lavora a Roma come corrispondente di Televisa e ha girato il mondo, accompagnando centocinquanta volte Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco nei loro pellegrinaggi internazionali. Non è mai stata, però, a Juli. L’incontro con Juana è avvenuto grazie a un uomo, Luigi Ginami, sacerdote bergamasco, che percorre in lungo e in largo il Sud del pianeta accendendo piccole luci di speranza con la Fondazione Santina.

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Una firma e poi una fiammella che si accende. Si illuminano i due grandi candelabri che dominano sul palco di fronte all’ingresso della Cattedrale dell’Almudena. E fanno tornare alla mente Assisi e quell’incontro profetico voluto da Giovanni Paolo II che nel 1986 aveva radunato i leader spirituali per la “Giornata di preghiera per la pace”. Qui siamo a Madrid. E per tre giorni soffia nella capitale spagnola lo “spirito di Assisi”. Che la Comunità di Sant’Egidio tiene vivo nell’annuale incontro internazionale nato sulla scia dell’evento wojtyliano. Questo è l’appuntamento numero 33 concluso martedì in tarda serata lanciando un Appello ai potenti della terra e agli uomini di buona volontà per «cercare nuove vie di pace a 80 anni dall’inizio della seconda guerra mondiale».

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Per tre giorni Madrid è stata capitale della pace. Una «pace senza confini», come recita il titolo dell’incontro internazionale concluso ieri e promosso da Sant’Egidio e dall’Arcidiocesi madrilena nello «spirito di Assisi». La grande partecipazione – oltre trecento rappresentanti delle religioni e del mondo della cultura, migliaia di persone, tra cui molti giovani, venuti da tutta Europa – è una buona notizia perché supera la rassegnazione a una conflittualità permanente e a frontiere spesso diventate muri visibili e meno visibili. A Madrid non si è rinunciato alle tradizioni religiose, alle fedi, alle visioni di ognuno e non si è nascosta la propria identità. E neanche si è dovuto mascherare ciò che si è, ricorrendo a compromessi tra persone di culture in alcuni casi molto diverse tra loro. Ci si è riuniti di fronte al mondo di oggi interrogandosi sulle sue ferite, sulle guerre e sulla violenza, cercando quelle risposte che spesso mancano.

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Nel testo che proponiamo in queste colonne Moni Ovadia, scrittore e uomo di teatro celebre per il suo lavoro sulla tradizione ebraica, sintetizza i temi che saranno al centro del suo intervento al prossimo Festival dei Dialoghi di Trani, giunto quest’anno alla XVIII edizione e che affronterà il tema della “Responsabilità”. Dal 17 al 22 settembre scrittori, filosofi, religiosi, magistrati, scienziati e giornalisti si incontreranno a Trani per riflettere sul significato dell’“essere responsabili”. Verso l’attesa conferenza di Assisi “The economy of Francesco”, anche la Pro Civitate Christiana propone ai Dialoghi un incontro sul valore della responsabilità in economia ed ecologia. Ai Dialoghi, a confrontarsi sul tema “Responsabilità”, ci saranno, tra gli altri, anche Salvatore Veca, Vito Mancuso, Stefano Zamagni, Sabino Cassese, Gustavo Zagrebelsky, Massimo Bray, Marta Cartabia, Giovanni Grasso, Aldo Schiavone, Valeriu Nicolae, Ramin Bahrami, Serena Dandini, e molti altri; tra i media partner anche Tv2000 e Radio inBlu.

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