I cattolici sono meno divisi di un tempo in politica e a ricompattarli è l’insofferenza per populisti e sovranisti. Parola di don Matteo: «I populismi seminano il sospetto e creano una post-verità in cui tutto sembra uguale ed invece non lo è. Semplificano la realtà dell’economia, delle famiglie, della povertà, che invece è complessa. Ridicolizzano le istituzioni e conducono al plebiscitarismo…» L’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi - che i fedeli chiamano "don Matteo" da quand’era parroco in Trastevere, prima di diventare vescovo ausiliare di Roma - tra qualche settimana sarà creato cardinale e nella sua prima uscita pubblica dopo la nomina ha descritto l’associazionismo cattolico come una rete alternativa al populismo e al sovranismo.
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- Andrea Monda
- Rassegna Stampa
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Nella vita di ogni uomo c’è una lotta «crudele ma bella», dice il Papa al termine di un discorso, tutto improvvisato, alla comunità delle Carmelitane Scalze di Antananarivo. Ed è bella questa lotta crudele che dura per tutta la vita di una persona perché, «quando è vera, non si perde la pace».
In quest’oasi nel centro della capitale del Madagascar, parlando alle religiose contemplative, il Papa ha evitato di leggere il discorso preparato e ha voluto parlare di pace, di lotta interiore e di discernimento (una parola che non ha pronunciato ma è il tema fondamentale del discorso) e lo ha voluto fare mettendosi a nudo, raccontando una storia, che è dell’800 ma è anche la sua, la nostra, la storia di queste suore di clausura che forse, magari senza saperlo, salvano il mondo.
La storia che il Papa ha raccontato con grande sapienza narrativa, facendo ridere e commuovendo l’uditorio, vede al centro una figura che gli è molto cara, santa Teresina di Lisieux.
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