Accade, sta accadendo in questi giorni, in un grande, potente Paese, fiero della sua democrazia. Nei quartieri degli immigrati è passata la voce: possono arrivare d’improvviso le squadre dell’Ice, Immigration and Customs Enforcement, a eseguire immediatamente 2mila ordini di espulsione di persone irregolari, voluti da Trump. Annuncio d’effetto, a galvanizzare i sostenitori del presidente (a quota 54 %). E a gettare ancora sgomento tra gli ultimi arrivati, i transfughi latinos, nei loro precari rifugi. Nel Queens, a New York, è passata la voce: non aprite, quando suonano il campanello. Le cronache di “Avvenire” hanno testimoniato di famiglie ammutolite dietro la porta, ad aspettare tremanti che gli sconosciuti se ne andassero. Possiamo immaginare mani tese sulle bocche dei bambini, perché non svelassero che qualcuno era in casa. In un grande, civile Paese.
Alcuni non ce la fanno, a tacere. Sabato un gruppo di cattolici ha manifestato in un ufficio del Senato Usa. Non urlavano: pregavano.
Il cambiamento d’epoca di cui parla Papa Francesco è tale che ha colto impreparato l’Occidente. Da qui parte la riflessione di Massimo Cacciari che riprende la suggestione di Giuseppe De Rita sulle due autorità, civile e spirituale, e si concentra sulla prima, quella «che fa acqua un po’ da tutte le parti». Lo abbiamo incontrato in un caldo pomeriggio di luglio, è arrivato a piedi e se n’è andato a piedi, una sorta di Giovanni Battista inquieto e sempre pronto ad accendersi di una santa ira che non risparmia nessuno.
Qual è l’elemento più preoccupante della crisi attuale?
Il problema è che la parte laica, civile, è proprio quella che fa acqua, per una complessa serie di cause. Le grandi culture che hanno formato l’Europa del dopoguerra e che hanno dato consistenza alla politica italiana si sono mostrate inapte a comprendere e a dar forma alla nuova età. Sono cose che succedono nella storia, quando un mondo finisce. Il mondo del dopoguerra si è chiuso con la caduta del muro, con la fine dell’impero socialista, con le trasformazioni globali negli equilibri economici e politici, la nascita della nuova Cina e il decollo indiano. Siamo di fronte a una nuova età, come quella che segna la fine delle polisgreche, come quella che segna la fine dell’età dell’impero romano.
Caro direttore, desideriamo condividere con lei e con tutti i lettori di "Avvenire" la lettera aperta che, ispirandoci al Vangelo di Matteo (23,8): «Voi siete tutti fratelli», abbiamo inviato al presidente Mattarella e al premier Conte lo scorso 11 luglio 2019, giorno di san Benedetto abate.
«Egregio signor presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Egregio signor presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, siamo sorelle di alcuni monasteri di clarisse e carmelitane scalze, accomunate dall’unico desiderio di esprimere preoccupazione per il diffondersi in Italia di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nelle nostre terre accoglienza e protezione. Non ci è stato possibile contattare tutte le fraternità monastiche esistenti sul territorio nazionale, ma sappiamo di essere in comunione con quante di loro condividono le stesse nostre preoccupazioni e il nostro stesso desiderio di una società più umana.
Vincent Lambert è stato sepolto stamattina, sabato, in una cerimonia privata che si è svolta a Longwy, nel nordovest della Francia, alla presenza di tutti i parenti, nonostante la lunga battaglia che ha spaccato la famiglia. Il cadavere del 42enne, che oltre 10 anni fa era rimasto tetraplegico in un incidente stradale ed era tenuto in vita dalle macchine, è stato consegnato venerdì sera alla famiglia. Intanto giovedì la procura di Reims ha aperto un'inchiesta per verificare che la procedura con cui l'uomo è morto, dopo lo spegnimento delle macchine come deciso dalla giustizia, si sia svolto secondo le regole.
Ma dopo la morte di Vincent Lambert, quali saranno, in Francia e in Europa, il messaggio e l’eredità raccolti da chi si batte per il diritto alla vita dei portatori di handicap gravi? Ieri, nelle stesse ore in cui il corpo di Lambert subiva a Parigi un’autopsia ordinata dal procuratore della Repubblica di Reims, per verificare gli atti ospedalieri terminali eseguiti sul paziente tetraplegico in stato di minima coscienza, una parte del dibattito transalpino evocava le idee e le strade da promuovere per evitare che l’eutanasia ed ogni suo possibile surrogato possano ancor più far breccia nel Vecchio Continente.
A Reims, epicentro di un dramma umano, familiare ed etico di risonanza non solo francese, le principali autorità cattoliche, protestanti, ebraiche e musulmane della città hanno pubblicato un documento comune
Un fermo no alle ipotesi di "morte medicalmente assistita", l’accorato appello alla politica perché lavori piuttosto sull’estensione dell’accesso alle cure palliative, vera risposta alla sofferenza estrema, e il sostegno all’ipotesi di limitata riforma dell’articolo 580 del Codice penale attenuando parzialmente e sotto stringenti condizioni la sanzione dell’aiuto al suicidio oggi prevista, ma senza cancellarla. È una riflessione insieme umana, evangelica, culturale e giuridica quella che il cardinale Gualtiero Bassetti offre in questa intervista concessa subito dopo la consumazione della tragedia di Vincent Lambert e mentre il Parlamento cerca una soluzione alla richiesta della Corte Costituzionale per un nuovo e mirato intervento sul percorso di fine vita entro gli ormai risicati tempi previsti dagli stessi giudici.