Vacanza. Vacanze. Vuoti. Assenze. Da chi? Da cosa? Il concetto di vacanza, prima ancora di indicare dove andremo 'a farle', dice che ci allontaneremo e che c’è qualcosa che non faremo più. Quando pensiamo alle vacanze, in prima battuta ci vengono in mente tutte quelle persone e tutti quegli impegni dai quali ci allontaneremo perché nella nostra vita normale costituiscono un fastidio. Colleghi di lavoro, certo. Magari anche amici e vicini di casa. Forse, ahimè, anche mogli, mariti, compagni e compagne, figli, parenti. E, perché no, Dio.

Quanti cristiani, quando scelgono l’isola deserta, la valle nascosta, la campagna isolata, quando pensano a dove trascorrere i giorni della vacanza, si chiedono se potranno andare a Messa? Pochi. Perché l’estate pare il tempo perfetto per dimenticare tutto, visto che l’idea di andare in vacanza reca con sé la necessità di distaccarsi dai consueti pensieri prendendo le distanze da tutto, proprio tutto, Dio compreso, visto che nella nostra vita durante l’anno, l’appuntamento con Lui, quando c’è, è un posto dell’agenda come gli altri.

Per continuare a Leggere, clicca sulla pagina di Avvenire

In questi giorni di solleone certe parole in Italia sembrano proliferare senza controllo. Come aria che sfugga da bocche che non sanno stare chiuse: ma non un’aria innocua. La vetta è il commento venuto dal computer di un’insegnante di Novara, che sulla morte del carabiniere Mario Cerciello Rega ha lasciato partire queste righe: «Sguardo evidentemente poco intelligente. Non se ne sentirà la mancanza». Ora la professoressa, sospesa, dice che altri hanno usato il suo pc. Speriamo, perché che un insegnante dica certe cose atterrisce. Una che sta in cattedra, e insegna ai nostri figli. E gioca fra certezze lombrosiane e convinzioni feroci: quell’uomo, assicura, non ci mancherà. Un insegnante non può, nemmeno nel vociare da mercato ambulante che ci frastorna tra un tweet superfluo e un titolo cattivo, trascendere da quel confine di decenza che si chiama umanità. Oppure, deve almeno cambiare mestiere.

Ma la proliferazione maligna di parole avventate è cosa di tutti i giorni ormai. A poche ore dalla morte di Cerciello, si è diffusa la fake news: gli assassini sono africani. E sul web, via social, sono grondati i soliti commenti, come melma. (Ci deve essere una intima gratificazione nell’insultare tutti insieme. È un po’ come un linciaggio, quando il più mingherlino degli uomini si sente incoraggiato, sostenuto dalla folla inferocita, a scagliare anche lui la sua pietra).

Per continuare a Leggere, clicca sulla pagina di Avvenire

Non c’è dubbio che il desiderio di piacere, di mettersi in mostra, di farsi belli con mille artifici per attrarre gli sguardi e la benevolenza altrui o conquistare consensi a suon di messinscena, sia vecchio quanto il mondo. Ritualizzata, circoscritta in passato in una coreografia di relazione e corteggiamento tra uomini e donne, la seduzione è diventata oggi un imperativo che pervade in modo nuovo ogni ambito della vita individuale e collettiva, acquisendo una centralità e un potere mai visti. E ben oltre i confini delle manovre amorose, lasciandosi alle spalle l’immaginario secolare della bellezza moralmente fonte di pericoli, tirannia tentatrice da tenere a freno, reprimere e condannare come si deduce dall’etimologia del verbo sedurre, dal latino seducere, ovvero attirare a sé, deviare dalla retta via, indurre in errore.

Per continuare a Leggere, clicca sulla pagina di Avvenire

Negli ultimi anni un sempre maggiore deficit di conoscenza ha portato – fuori, ma talvolta anche dentro la comunità ecclesiale – incomprensioni e perfino fraintendimenti gravi circa la fondamentale tradizione dell’insegnamento sociale pontificio e, oggi, circa il magistero di papa Francesco, che di tale tradizione è l’attuale compimento. A causa di questo fraintendimento, vi è perfino chi è arrivato a considerare il Papa un ostacolo all’impegno dei cattolici in politica: impegno dal Papa stesso, in realtà, auspicato esplicitamente sin dai primi tempi del suo pontificato con espressioni di grande chiarezza: «Per favore, immischiatevi nella politica» e «date il meglio!». E ancora, quasi in forma di preghiera: «Mettevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella politica con la 'P' maiuscola»...

Per continuare a Leggere, clicca sulla pagina di Avvenire

Sbarcare è un verbo multiuso, ma non solo per questo è in voga come non mai, quasi conteso, tra gli innumerevoli spunti di cronaca e la memoria lunga, anzi l’epopea del 'toccare terra'. È da mezzo secolo, tuttavia, che la terra ha perso l’esclusiva del suolo di approdo. Quanto se n’è detto e scritto in questi giorni di luglio: anche dell’uomo che ha messo piede sulla Luna si è parlato di sbarco. Certo, da una navicella che, invece del mare solcava lo spazio, ma che, allo stesso modo, era partita in cerca di un porto sicuro, sebbene non ancora esplorato e quindi del tutto ignoto.

Cinquanta anni dopo quell’enorme passo dell’umanità, è difficile non considerare l’interferenza che esso oggi provoca, anche in maniera inconsapevole, di fronte a una realtà che, sfidando anche la storia, parla un linguaggio tutto diverso. Sbarcare, oltre che un verbo, è diventato il grande interrogativo, anzi il miraggio, di un popolo dalle tante - troppe - bandiere tutte macchiate di soprusi, di tirannie e di guerre, che dal mare è costretto a cercare riparo su una terra nuova. Non si tratta evidentemente di esplorazioni: non cercano la Luna quei disperati che mettono in gioco anche la vita per dare sponda alle speranze.

Per continuare a Leggere, clicca sulla pagina di Avvenire

About Us

Decanato Sesto San Giovanni Riproduzione solo con permesso. Tutti i diritti sono riservati
Via Volta - 20099 – Sesto San Giovanni (Mi)
tel. 02.22471157
segreteria@santostefanosestosg.org