Il Rapporto annuale sui rifugiati nel mondo non è solo una collezione di dati. Curato dal’Alto Commissariato della Nazioni Unite (Acnur/ Unhcr) e in uscita ogni anno in occasione del 20 giugno, giornata mondiale dedicata appunto ai rifugiati, è una fonte di insegnamenti per opinioni pubbliche perlopiù prevenute o distratte. Il primo elemento è l’aumento dei rifugiati, malgrado l’apparente attenuazione dei conflitti in alcune aree calde del mondo, come l’Iraq: a fine 2018 erano 70,8 milioni, con 13,6 milioni di nuovi sfollati, 36mila al giorno, uno su due con meno di 18 anni. Erano 68,5 milioni l’anno scorso, quindi 2,3 milioni in più.
Ed eccoci all'ennesimo caso di una nave messa in mare da una organizzazione umanitaria, una Ong, stavolta la tedesca "Sea Watch 3", che con il suo carico di migranti naufragati e salvati nel Mediterraneoviene bloccata davanti a un porto italiano. Un porto «chiuso» a esseri umani poveri e dalla pelle scura. Un caso che sollecita alcune riflessioni sull'abitudine a trattare il dramma dei salvataggi in mare solo mettendo in campo, in forma di slogan, le proprie opinioni e dimenticando i fatti.
Anticipiamo qui alcuni stralci dell’intervento del gesuita Giovanni Cucci su «Cybersex: una dipendenza insidiosa» nel nuovo fascicolo di «La Civiltà Cattolica», in uscita sabato. Info: www.laciviltacattolica.it.
Una modalità particolarmente distruttiva di dipendenza è quella da pornografia virtuale, mediante l’accesso ai siti Internet. La dipendenza sessuale, in particolare, esprime le contraddizioni di una società e di uno stile di vita che cerca di assecondare ogni possibile emozione. Per questo si ritrovano in essa problemi e difficoltà molto simili a quanto riscontrato nel mondo reale. Il web presenta tuttavia anche differenze specifiche, e quindi anche nuovi motivi di preoccupazione, rispetto alla pornografia stampata e in dvd.
Fra le questioni che l’elezione europea del maggio 2019 ha lasciato aperte vi è quella che fa riferimento al rapporto tra voto politico e atteggiamento religioso. In alcuni momenti della storia d’Italia è apparso assai stretto il nesso che collegava fra loro l’atteggiamento verso la religione (e, in generale, la pratica religiosa) e le scelte di voto dei cittadini. Per circa mezzo secolo la Democrazia Cristiana ha direttamente o indirettamente beneficiato di questo collegamento, dal quale sono derivate dapprima le sue fortune e poi le sue sfortune.
Sono sempre di alta rilevanza morale e politica gli indirizzi che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dà al Paese e a chi lo governa. Mi sembra però di particolare significato quanto ha scritto ai Prefetti in occasione della festa della Repubblica, 73° anniversario del referendum costituzionale del 2 Giugno 1946: richiamando i valori fondanti di libertà, democrazia e uguaglianza, che sono alla base della Carta repubblicana, il Presidente ha evidenziato l’esigenza di coniugare la pluralità e la diversità, garantite dalla Costituzione, con l’unità inscindibile della Nazione, la conseguente importanza della coesione sociale e istituzionale a tutti i livelli, la tutela della sicurezza e della democrazia, l’urgenza di anteporre il bene generale alle convenienze particolari e di adempiere agli inderogabili doveri della solidarietà verso i più deboli e bisognosi. Temi tutti che sono al centro dell’attuale dibattito politico, anche se declinati in forme spesso contraddittorie fra loro.